Era nel suo appartamento, schioccando le dita. Voleva sostenere che questo romanzo del 18° secolo fosse in realtà un’allegoria dell’omofobia. Cercò di trovare le parole giuste e guardò il soffitto. La sua mente era vuota.
Il suo telefono vibrò, spaventandola. L’ha aperto. Era lui. Sorrise e rispose velocemente. “Ehi tesoro, com’è andato il lavoro oggi?”
Rimase in silenzio per un momento. “…è stato bello. Ehi, vieni stasera?”
Lanciò un’occhiata al suo computer, il suo saggio a metà che la fissava senza pietà. “Oh, non lo so. Ho molti compiti da fare.”
” Bene. Com’e ‘andata a scuola oggi? Aveva la sensazione che lo stesse chiedendo per non sembrare scortese.
“Era un bene. Perché? Che cos’è?”
“…No. No. Stavo solo…” la sua voce era pesante di riluttanza. “Ho… pensato a te tutto il giorno, tutto qui.”
“Sei solo adesso?” Le parole erano fuori dalla sua bocca prima che pensasse alle implicazioni.
“Sì. Ehm…”
“Accarezza il tuo cazzo.” disse seccamente, sedendosi sulla sedia. Si tirò giù i pantaloni e si accarezzò pigramente le pieghe della figa.
Sentì la sua voce tremare leggermente, “… sto arrivando?”
“Penso,” sospirò pesantemente nel telefono, “sai già la risposta, vero?”
Si rese conto che l’aveva messa in vivavoce, poiché il rumore di fondo era più evidente di prima. Sentì una cerniera aprirsi, poi lo sentì iniziare a sussultare, gemere, poi – “Io… sono così vicino…”
“Allora smettila.” Gemette di nuovo. Gli sembrava sospetto. “Sei venuto?”
“…No. Io…” Il suo respiro suonava come se si fosse acuito, non arrivato. Lei sorrise.
“Bravo ragazzo.”
“Chi?”
Improvvisamente è tornata alla realtà. “Io… voglio dire, hai fatto un buon lavoro.” Merda. Lo chiamava davvero così? Probabilmente pensava che fosse stupido.
“Tu… puoi chiamarmi… bravo ragazzo, se vuoi.” Sembrava un po’ imbarazzato e lei si sentiva bagnata dal suo imbarazzo. Si premette la punta delle dita dentro di sé e le usò per accarezzarsi il clitoride duro.
“Sei ancora duro? La sua faccia iniziò a diventare calda.
“Sì.”
“Mostramelo. Mandami una foto.” Si chiese se avesse un po’ di buon senso, quindi aggiunse in quello che sperava fosse ancora un tono seducente: “No…non includendo la tua faccia, solo il tuo cazzo, giusto?”
Sembrava ridere dall’altra parte, ma pochi secondi dopo ha ottenuto una foto. Il suo cazzo era così grosso, rosso intenso, e lei immaginò che stesse pulsando per tutti i suoi lievi abusi.
“Prenderò in giro questa foto e poi continuerò a fare i compiti, ok?”
“Come mai… tu puoi venire e io no?”
“Perché…” decise di sfidare la fortuna. “Sei un bravo ragazzo. E i bravi ragazzi non vengono.” E si assicurò che potesse sentire il suo respiro diventare un po’ roco, mostrando che si stava masturbando.
“…uh…ok…” L’ha spinto troppo oltre? “Io… ti lascio…”
Ha tirato fuori il telefono e si è posizionata davanti alla telecamera, inviandogli una foto della sua figa. Ha sentito il tono del suo messaggio all’altro capo della linea e lo ha sentito respirare un “oh wow”. Si pizzicò e si accarezzò il clitoride con due dita, giocando con il tocco diretto quasi doloroso fino a farlo diventare troppo. Iniziò a usare un dito su se stessa, andando da sinistra a destra, strofinandosi più velocemente.
“Sei vicino? ” gli chiese.
“Sì.” Sospirò. “Toccati di nuovo.” lei ha ordinato. “Toccati, ma non venire. Voglio che il tuo cazzo palpiti.” Lo sentì ricominciare ad ansimare mentre iniziava a schivare, come gli aveva insegnato.
gemette. “Sono così vicino…”
“Sto arrivando. Sono così vicino. Mi rende così bagnato sapere che il tuo cazzo è ancora duro per me. Oh cazzo, sto arrivando-!”
Lei venne, forte, e sentì il suo orgasmo da qualche parte nel profondo di lei. Il cuoio capelluto era caldo, le dita dei piedi erano strette e arricciate. Sospirò e lo sentì gemere. Sorrise e tornò a sedersi.
“Ora che ho finito, vado a fare i compiti, va bene?” Ci vediamo domani dopo la scuola.
“Sì… ok… wow…” ansimava dall’altra parte. Bene.
“Non venire prima, va bene?”
“Sì. Io… io non…” Sembrava deluso.
Lei sorride felice. “Volevi qualcos’altro da me?”
“Vorrei… ci vediamo domani.” Sembrava disperato. Lei sorrise.
” Ci vediamo domani ! Arrivederci ! Era felice come poteva essere. Riattaccò e si avvicinò al suo computer. Sentendosi rilassata, iniziò a digitare con rinnovato vigore. Questa prova è stata così facile.
~~~
Lei bussò alla sua porta. Sentì dei passi correre verso di lei e la porta si aprì. “Buongiorno!”
È entrata. “Buongiorno.” Sembrava sbattere la porta. “Come state?”
” Sto bene ! Sto bene. La sua risposta è stata molto entusiasta. È uscito un po’ spaventoso. “Come sono stati i compiti ieri sera?”
“Era… ok.” Penso che prenderò un buon voto. Com’è andato il lavoro oggi?
“Era ok. Occupato oggi.” All’improvviso sembrava esitante e sembrava avere un nuovo sguardo sul suo viso. Desiderio, che cominciava a mescolarsi con l’imbarazzo. La sua voce si fece debole. “Uh, non per metterti fretta o altro, ma…”
Lei sorrise. “Non vado di fretta.” Rimase in silenzio, sorpreso dalla dichiarazione. “…perché, cosa vuoi?”
“Io…” Era stata troppo insistente? “Voglio venire. Ma non poteva dirlo, perché lei gli avrebbe detto di no. ” Guardò i suoi pantaloni e notò che il rigonfiamento stava iniziando ad ammorbidirsi.
“Ti sei masturbato?” Da solo, intendo?
“…no. Dovrei?”
“Mmm. No. Devi chiedere il mio permesso. Ma…”
“Aspetta un minuto, aspetta un minuto.” All’improvviso sembrava sicuro di sé, e lei si fermò a guardarlo con un po’ di scetticismo. “Cosa dovrei tirarne fuori?” Voglio dire, se tu sei l’unico a venire e io no, cosa mi resta? Non è giusto. Guardò il rigonfiamento scomparire. Sembrava più che un po’ turbato.
Non voleva reagire a lui con leggerezza. Si schiarì la gola. “Beh, se fai quello che dico, ti darò un piacere oltre quello che pensavi possibile prima. Pensaci.” Si accovacciò e notò che stava diventando duro di nuovo in attesa. “Voglio portarti sull’orlo dell’orgasmo, e tenerti lì il più a lungo possibile, e potrai cavalcare infinite onde di piacere… per tutto il tempo che voglio.”
Gli sbottonò il bottone e iniziò a sfilarlo lentamente dai pantaloni. Lo sentì deglutire e all’istante la situazione sembrò colpirlo duramente. “BDSM. È BDSM.” Le tremavano le gambe.
Lei annuì. Il suo cazzo schizzò fuori dai suoi pantaloni e lei lo afferrò, i suoi pantaloni ancora avvolti intorno alle sue caviglie.
La sua fiducia era svanita. “Vuoi controllarmi? Sii il mio regalo?”
Ha iniziato a tirare lentamente il suo cazzo e le sue ginocchia sembravano contorcersi. Gemette all’istante mentre lei prendeva un dito e gli accarezzava il culo, guardandolo, fissando il contatto visivo diretto.
“Sì.” Si assicurò che potesse sentire il suo respiro sulla sua testa sensibile, “Voglio che tu sia mio”. Un rivolo di pre-sborra è uscito e lei lo ha leccato via lentamente. Gemette e le afferrò il cuoio capelluto. Gli prese la mano e la tirò via velocemente; lei sarebbe andata al suo ritmo. Il suo cazzo era sudato dal lavoro e peloso alla base. Aveva un sapore putrido e fetido. Aveva lo stesso sapore di lui, e lei mise il naso sul suo cazzo e tirò su col naso, assorbendo il suo afrodisiaco naturale. Si mise la testa in bocca e la leccò all’istante, facendola roteare con la lingua.
gridò, le mani che si stringevano i capelli. Lentamente prese più di lui nella sua bocca, leccando sotto. Lo guardò di nuovo, cercando di mantenere il contatto visivo, ma i suoi occhi erano chiusi e lui gemeva. Ha lentamente rilasciato il suo cazzo dalla sua bocca. ” Controlla il tuo respiro.
“Chi?”
“Controlla il tuo respiro. Respira lentamente.
Fece un respiro profondo, il petto in espansione, lo trattenne per una decina di secondi, poi espirò. “Così?”
” Non fermarti. Dovrai continuare a respirare così.
“Beh, qualunque cosa tu dica-” E poi prese il suo cazzo in bocca e seppellì il suo viso fino a raggiungere a malapena la sua gola. Strinse più forte i cuscini. Il suo respiro era superficiale, ma poteva dire che stava cercando di controllarla. Tirò fino a quando solo la sua testa fu dentro, poi si tirò indietro, più a fondo, testando il proprio riflesso del vomito. I suoi peli pubici gli graffiavano il naso. Continuò, ascoltando lo strano ritmo del suo respiro, assaporandolo il più possibile. Era così bello nella sua bocca.
“Lo farò…”
Si fermò e tirò lentamente, assicurandosi che un po’ di saliva collegasse la sua bocca al suo cazzo mentre se ne andava. Gemette e rabbrividì. Che delizioso pasticcio era.
Si alzò e si avvicinò al divano. Si tolse i pantaloni e le mutandine e si sedette casualmente, anche se all’improvviso si rese conto che il suo cuore batteva forte. Lei allargò le gambe. “Aspetto.”
Annuì, riprendendo fiato, prima di sedersi sul pavimento. Si mise la mano sulla testa, le dita che giocavano con i capelli. Per un momento, si limitò a fissare la sua figa, come ipnotizzato. Le prese le mani e l’accarezzò un po’ su e giù con il dito, il che era carino, ma lei era impaziente. Avvicinò la testa. Lui inalò, e con la sua lingua piatta la leccò, dal suo buco al suo clitoride. È quasi saltata. Era elettrico. Si fermò, poi la leccò esattamente allo stesso modo, ed era sicura di volere che lo facesse per sempre. Quando la sua lingua le ha toccato il clitoride, era quasi troppo intenso, ma dannazione, lo adorava.
La guardò, fissando di nuovo il contatto visivo, anche se sembrava cercare la sua approvazione. Cominciò a concentrarsi maggiormente sul suo clitoride, leccandolo con la punta della lingua, su e giù, prima di muoversi avanti e indietro…
“Oh cazzo. Non fermarti. No… oh!
Con la lingua che continuava a muovere incessantemente avanti e indietro contro il suo clitoride, le infilò un dito dentro, lo avvolse intorno alla sua pancia e iniziò ad accarezzarla nel punto giusto. Lei urlò, tirò indietro la testa in modo che non avesse la possibilità di respirare, e si avvicinò alla sua faccia, la figa che gli strinse forte il dito come se si rifiutasse di lasciarlo andare.
Dopo circa un minuto, lei gli staccò la testa. Anche lui ansimava e il suo viso era coperto di umidità. Voleva dirgli di lasciarlo lì e lasciarlo asciugare, ma invece lasciarlo pulirlo a mano.
“Tu… hai un sapore dolce. Questo è tutto ciò che ha detto.
Lei rise. Si chinò e gli baciò la bocca aperta, assaggiando se stessa sulla sua lingua. Era davvero adorabile.