Edi – l’editorialista

di | 10 de Dicembre, 2022

da Cesare

Trentenne, single e di successo, titolare di una startup informatica, ma imbarazzato a vivere ancora con i miei genitori. Come si suol dire, l’occasione fa il ladro, ma nel mio caso la convenienza fa il sacco. Nonostante soddisfacesse quasi tutte le esigenze della casa, era comodissimo avere sempre vicino vestiti puliti, pappe preparate e dolci della mamma. La mia ragazza Terezinha, Teca come la chiamo io, mi dava sempre fastidio dicendo che era ridicolo da parte mia far lavorare i miei genitori, che dovevo tagliare il cordone ombelicale, come aveva fatto lei prima. In fondo sapevo che aveva ragione, ma ho lasciato passare il tempo. Tuttavia, poiché ogni cosa ha il suo tempo, ho deciso di acquistare il mio appartamento. Certo, ho affrontato le lamentele di mia madre, dicendo che era colpa di Sirigaite Teak, non c’era molto da dire sulla gelosia di una madre, ma l’ho convinta che no, che non era affatto quello e che sì, decisione mia. Anche mio padre, sempre molto più razionale che emotivo, era un po’ turbato, ma non era la fine del mondo, tanto più che non andava lontano.

Appartamento arredato, attrezzato, decorato e pronto a trasferirsi. Certo, Teca mi ha aiutato in tutto, dopotutto il tocco femminile è essenziale in una casa. È stato quando mi sono ritrovata sola e con le faccende quotidiane che la realtà si è impossessata di me. Avendo sempre tutto a portata di mano, non aveva le capacità per occuparsi della casa. Quando è arrivata Teca, è stato solo uno sprone:

– Dannazione amore, che razza di posto è questo, io non so fare niente, quindi avrai bisogno di una domestica, non continuerò a venire qui a ripulire le tue sciocchezze.

Molto semplice, amico mio, ma sono giunto alla conclusione che aveva ragione. Per caso, parlando con Doña Matilde, una signora molto simpatica e mia vicina di casa dall’altra parte della strada, le ho detto che avevo bisogno di una donna delle pulizie, alla quale mi ha subito detto:

– Wow, Edi, la mia governante, ha due giorni liberi alla settimana, è molto brava e affidabile, se vuoi posso parlarle.

– Doña Matilde, sei un angelo caduto dal cielo, chiedi di parlare con me.

Due giorni dopo suonò il campanello. Quando ho aperto la porta, mi hanno chiesto:

– E’ “seo” Bruno?

– È vero e tu?

– Edileusa, ma puoi chiamarmi Edi, la signora Matilde mi ha parlato di te.

– Oh sì, per favore entra.

Una coppia mora, carina, ma un po’ impacciata dal lavoro quotidiano di prendersi cura delle case, cosa che, diciamocelo, non è facile, a parte la routine rosicchiante. Di statura media, capelli lunghi fino alle spalle, scuri, lisci e con poche mèches, che denotavano una certa vanità. Seni medi, che poteva riconoscere dalla camicia attillata che indossava. Un dettaglio che ha attirato la mia attenzione è stata la sua bellissima bocca, con denti bianchi perfetti e labbra carnose. Direi che se è fatto bene, è davvero una bella donna.

Abbiamo parlato di alcuni dettagli, perché la cosa più importante che già sapevo era l’affidabilità. I giorni in cui era libera erano perfetti per me, martedì e venerdì. Abbiamo concordato la tariffa giornaliera e lei è stata in grado di iniziare. Ho deciso che in quei giorni avrei lavorato da un ufficio a casa, in modo da poter fare un brainstorming con lei sulle mie simpatie e antipatie. Il primo giorno ha portato i suoi abiti da combattimento, come lei stessa ha detto: pantaloncini, maglietta e infradito. In effetti era molto competente, teneva in ordine la mia casa le poche volte che veniva, ora sarebbe la manutenzione. Loquace ed estroversa, con un po’ più di libertà guadagnata, dice:

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– Ora vediamo se puoi aiutare anche tu, non buttare le mutandine usate da nessuna parte, i vestiti sporchi hanno il loro posto, vediamo.

– Va tutto bene, signorina, può rimproverarmi, me lo merito, starò più attenta.

Soprattutto, piaceva anche a Teca, quindi non mi dava fastidio. Man mano che il tempo passava e la fiducia cresceva, le ho dato la chiave dell’appartamento, in modo che se non ci fossi stato lei avrebbe avuto accesso per fare le sue faccende. Era inevitabile che la convivenza portasse più intimità, tanto che nonostante fossi in casa lei è entrata con la sua chiave e in una di quelle occasioni mi ha beccato in mutande e quando ho iniziato a correre mi ha detto:

– Tranquillo, niente “seo” Bruno, sono abituata a vedere gli uomini in mutande, a casa siamo in tre, il marito ei due figli.

Edi era sposata, aveva quarantacinque anni, ma io ribattei:

– Ma sono suo marito ei suoi figli.

– E qual è la differenza, loro hanno il cazzo e il culo come te – disse ridendo.

Ho anche riso della tua spontaneità e non ho avuto scelta:

– Visto che a te non importa allora rimarrò in mutande, la giornata è troppo calda.

Jusqu’à ce moment, je n’avais never consideré Edi avec des arrière-pensées, mais ce jour-là, j’ai begin à mieux osservatore son corps et j’ai conclu qu’elle n’était pas du gender à jeter , anzi. Nel tempo, la nostra libertà è diventata sempre più grande. Un giorno è venuto un po’ prima del solito e io ero ancora sotto la doccia. Entrò, si cambiò e andò nella mia stanza, dove la porta del bagno era aperta:

– Ciao “seo” Bruno.

Sono rimasto sorpreso, ma ho riconosciuto la sua voce:

– Ciao Edi, sei arrivato prima oggi.

– Sì, ho perso il sonno e ho deciso di venire prima, tra l’altro la festa di ieri è stata bella, eh.

Cazzo, Teca dormiva a casa, abbiamo scopato così tanto che il lenzuolo era macchiato di sperma, ecco cosa ha visto. Quando ho chiuso la doccia, ho visto che mancava l’asciugamano, quindi gli ho chiesto di darmi quello sul letto.

Ho pensato che stesse per allungare la mano e rimettermi, ma no, si è precipitato in bagno. Mi ha misurato da cima a fondo e ha detto:

– “Oche” sta bene la signora Teca, eh – disse uscendo dal bagno.

Mi sono asciugato e sono uscito avvolto in un asciugamano, anche perché la situazione mi ha suscitato una certa emozione e lei ha insistito sul commento:

– La festa è stata davvero.

– Lo stesso che dovrebbe essere il tuo con tuo marito, perché penso che ti piaccia la cosa.

– Mi piace e non è poco, in casa il problema è il marito, la frutta non gli piace molto, senza contare che il bilau si indurisce solo in certe occasioni.

– E quando hai un’erezione, Edi? – dico sottolineando la parola cazzo.

Con franchezza e senza alcuna vergogna, dichiara:

– Quando le infilo un dito nel culo.

Colto di sorpresa dalla rivelazione, ho voluto conoscere i dettagli e mi sono seduto sul letto ancora nel mio asciugamano:

– Spiegami meglio com’è.

Mi ha guardato con sospetto ed è diventata chirurgica:

– Vuoi dirmi che Teca non ti ha mai preso in giro?

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– Certo che no Edi, gli mangio solo il culo.

– Smettila di fare il “seo” bugiardo Bruno, non conosco uomo che non chieda un dito al momento giusto.

Avevo già avuto un’erezione da questa conversazione e l’asciugamano l’ha tradito, notò, ridacchiò maliziosamente e disse:

– Hai lottato con l’idea, capo.

Era innegabile che fosse eccitato. Una volta Teca mi chiese di farla giocare nel mio sedere, ma io rifiutai, dissi che era una cosa strana. Sembra che Edi abbia letto i miei pensieri:

– Sono sicuro che pensi che sia una cosa da froci, vero?

Rilascio generale:

– Dannazione Edi, anche tu sei una strega?

– Non lo sono, conosco solo l’uomo animale.

– Parli come se avessi fottuto il culo a diversi uomini.

– E no, non lo è, ovviamente già.

– Che brutta giornata ho avuto.

– Birichina, arrapata, focosa e calda, se non ce l’ho a casa la faccio fuori.

Poi racconta, senza rivelare chi, che ha già mangiato molto il culo del capo, cosa che prova con grande piacere. Interessato all’argomento, ho chiesto:

– Non si lamentano del dolore?

– Dimmi una cosa capo, tu mangi teak tufo?

– Sì, gli piace anche.

– E si lamenta del dolore?

– Solo all’inizio, poi si gira come una puttana e geme come una figa in calore.

– Vedi, mi succede la stessa cosa con gli uomini, sono affettuosa e fino ad oggi non c’è stato nessuno che abbia rifiutato, anzi, chiedono sempre di più.

Il mio cazzo lussurioso ha macchiato l’asciugamano e lei ha visto:

– Hai un bastoncino appiccicoso, figlio di puttana, scommetto che il tuo culo è incandescente dal desiderio.

Senza darmi il tempo di rispondere, toglie l’asciugamano e il mio pene rimane fermo. Consapevole di avermi fatto venire l’erezione, mi prende il cazzo, lo stringe dolcemente e dice:

– Allora, hai intenzione di tirar fuori quel culo?

Incuriosito, messe da parte le mie paure e il mio pudore, mi sdraiai a faccia in giù e dissi:

– Sii affettuoso, sono vergine.

Non ha detto niente, mi ha solo aperto il sedere e ha iniziato a leccarmi le pieghe. Già al primo tocco della tua lingua, il mio corpo ha vibrato e la pelle d’oca è scoppiata dappertutto. Mi ha leccato, succhiato e baciato il culo, dimostrando un’enorme abilità. Ho alzato il sedere per renderle le cose più facili, lei mi ha accarezzato e ha detto:

– Comunque, senti solo una lingua nel tuo culo che sorride come una puttana.

Non potevo immaginare di essere trattato così, figuriamoci da un lavoratore a giornata, che non la conosceva nemmeno da tanto tempo, ma che le voleva bene. Mi morde le palle, mi succhia le palle e in quel momento sento il suo dito scivolare tra le mie pieghe. Il mio sedere era incandescente dal desiderio, desiderando già più della pressione che stava esercitando con il dito. Alzo ancora un po’ il culo e in quel momento lei mi colpisce con un dito. La mia reazione è stata immediata e ho smesso, ma lei mi ha consigliato:

– Calmati capo, rilassati e fai entrare il dito.

Non ha tolto il dito e quando mi sono abituato all’invasore ho rilasciato lo sfintere e il dito di Edi è entrato fino in fondo. Avevi ragione in quello che hai detto, all’inizio è un po’ scomodo, ma presto passa e c’è una bella sensazione.

Volendo darmi ancora più piacere, mi chiede di girarmi e adesso, mentre mi incula, inizia a succhiarmelo. Quindi non ho avuto modo di controllarmi e quando gli ho detto che stavo arrivando mi ha chiesto:

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– Goditi la bocca del mio capo, riempila di sperma.

La sua richiesta era un ordine e sono venuto completamente, allo stesso tempo mi ha messo due dita nel culo. Mi ha succhiato finché non è rimasto più niente da uscire dal mio cazzo. Quando toglie la bocca, dice:

– Merda, il grande capo ha un sacco di merda nella borsa, eh.

Ho riso e lei voleva sapere:

– Allora, ti è piaciuto riceverlo nel culo?

Le ho detto spudoratamente che era stato molto buono, al che lei ha aggiunto:

– Ancora meglio quando ti scopo con Chico.

– Chi è questo ragazzo? – chiesi curioso.

– La mia consolazione.

Aveva bisogno di un nuovo bagno e l’ho invitata. Si tolse rapidamente i pantaloncini, rivelando un paio di mutandine di pizzo, che furono prontamente gettate sul letto. Quando ha alzato le braccia per togliersi la camicia, sono comparse le sue mammelle, leggermente cadenti, ma niente da togliere al fascino, ma anche io sono rimasto sorpreso quando, con le braccia alzate, sono apparse due ascelle pelose. L’avevo visto solo nei video porno, che a volte provo a guardare. Vedendo la mia faccia stupita, presto spiega:

– È una cosa di mio marito, ha un feticcio di venire sulla mia ascella pelosa.

Ammetto che, nonostante fossi appena arrivato, il mio cazzo ha dato segni di vita e lei ha abilmente capito:

– A quanto pare piace anche al piccolo capo.

Siamo entrati nel club e ci siamo dedicati a insaponare i nostri corpi. Era felicissima di passare la mano sia sulla sua ascella pelosa che sulla sua piccola figa, che lasciava anche lì un ciuffo di capelli più grande. Ancora una volta, ero duro e volevo di più, quindi le ho voltato le spalle e lei, realizzando la mia intenzione, ha messo le mani sul muro e ha chiesto:

– Dai capo, colpisci i rulli nella figa della tua cameriera, fottimi con piacere.

Con una delle mie mani ho adattato il sesso all’ingresso della sua figa e l’ho spinto, all’improvviso lei gemette timidamente:

– È così che mi piace, un cazzo grosso e duro che mi prende, non il verme di mio marito.

Ho dato un pugno a quella donna cattiva, riuscendo a malapena a credere a quello che mi aveva fatto quel giorno. Non passò molto tempo prima che lei gridasse di piacere, arrivando ad alta voce. Quando gli ho detto che sarei venuto anch’io, mi ha chiesto:

– Vieni in bocca, non voglio avere la pancia.

Si mette in ginocchio, comincia a succhiarmi e, a bocca aperta, mi chiede:

– Dai amico, riempimi la bocca con il tuo latte.

Ho schiaffeggiato il mio cazzo, gli ho dato uno schiaffo in faccia e gli sono venuto in parte in bocca e in parte in faccia. Quando si è alzata, l’ho tirata più vicina al mio corpo e per la prima volta ci siamo baciati, dove ho potuto assaggiare il mio seme che era ancora nella sua bocca. Abbiamo finito di fare il bagno, ci siamo cambiati, lei è andata alle sue faccende. Siccome avevo un appuntamento, uscendo ho detto:

– Tornerò in tempo per parlare.

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