Il suono era forte nelle cuffie. Ero ansioso. I suoi genitori sono partiti tardi venerdì. Abbassò il volume per sentire cosa stavano facendo e sentì la voce di suo padre, come se profetizzasse:
Non conosco Marta. Non credo sia una buona idea lasciarla sola oggi…”
”Ma perché adesso, Jorge? Nostra figlia è sola ogni venerdì sera da quando aveva quattordici anni… Credi che farà qualcosa di stupido ora che ha diciassette anni?
”Non è questo, donna… non lo so. Improvvisamente mi sono sentito insicuro. ??
”E pensi che sia giusto lasciare i nostri amici in giro così, senza nemmeno avvisare?
”Se hai ragione. Andiamo allora… ”
Sentì suo padre che cercava a tentoni le chiavi della macchina, mentre sua madre si avvicinava alla porta della sua camera da letto per raccomandare giudizi e augurargli la buonanotte, dicendo che sarebbero arrivati sabato verso mezzogiorno.
“Tutto quello che sai già; Puoi chiamare e voliamo, ok?
” Okay mamma. Puoi stare tranquillo… Buon incontro…”
Dopo tutte le formalità, ha finalmente sentito l’auto di suo padre allontanarsi dalla casa. A questo punto, la sua ansia iniziò ad aumentare drammaticamente. Tutta la casa era silenziosa. Prese il telefono per chiamare Cristina, la sua compagna nei lunghi pomeriggi del fine settimana, ma lei non rispose.
”Che diavolo! Cosa devo fare ora?” ha urlato.
Attraversò tutte le stanze della casa senza poter agire. Annoiata, tornò nella sua stanza. Prese in mano il libro di biologia che aveva sempre resistito a studiare e cominciò a leggerlo, senza troppa voglia. Aveva già letto quasi metà del libro quando sentì un rumore nella stanza.
”Papà si è dimenticato di chiudere a chiave la porta d’ingresso?” – si chiese spaventata.
Si alzò in silenzio e andò in punta di piedi alla porta. In quel momento, la porta si spalancò, facendola cadere a terra, e un ragazzo incappucciato apparve davanti a lei in modo minaccioso, brandendo uno stiletto.
“Ciao dolcezza. Mamma e papà hanno lasciato il bambino a casa da soli?”, chiese sarcastico il ragazzo. “Ma indovina un po’… è venuto lo zio ad abbracciare il bambino. Devi solo essere buono, altrimenti ti picchiano, eh.” ..”
Era stupita. La sua voce non esce.
All’improvviso, si rese conto che la sua bambola le arrivava alla vita e un certo rossore le scese sul viso.
“Ah, piccola… Non c’è bisogno di essere timido… Il ragazzo vuole solo giocare un po’…” disse avvicinandosi a lei con uno sguardo bramoso di desiderio.
Nonostante i suoi diciassette anni, il suo corpo era ben costruito, con seni ben definiti, natiche arrotondate e cosce grosse. Tutto questo senza contare la bellezza del suo viso e le sue labbra carnose.
” No !
Ma si avvicinò a lei, tenendole il viso mentre faceva scorrere delicatamente il manico dello stilo lungo l’interno delle sue cosce, facendola rabbrividire involontariamente.
”Chi ha detto che ti avrei fatto del male? Guarda, hai mai avuto un brivido di lussuria… O mi dirai che è stato per il freddo di quella calda notte?’
Peggio ancora, aveva effettivamente sentito un leggero, fastidioso piacere emanare dal manico freddo della matita, riscaldandola nel momento in cui lui la toccava, facendole provare, anche contro la sua volontà, un leggero prurito. figa adolescente.
“No, ti prego…” -chiese ancora- “Non approfittare così della mia debolezza…”
Ma non gli importava. Si era già tolto la camicia e sbottonato i pantaloni, tornando ad accarezzarle le cosce nude, divertito nel vedere che cominciava ad eccitarsi, nonostante la paura che mostrava.
“Senti, signorina, è meglio che tu smetta di lamentarti, perché ti mangerò lo stesso, che ti piaccia o no. , grattandole leggermente, fino a raggiungere la sua figa, tesa dalla paura.
Scrutò il leggero rigonfiamento sotto le mutandine di cotone e notò che lì si stava formando un piccolo cerchio di umidità. Si chinò tra le sue gambe e respirò il profumo che emanava da loro.
-Guarda… La tua piccola colomba sta sbavando…- disse affettuosamente- Scommetto che non vede l’ora di beccare il mio chorizo, vero?
”Nerd. Per favore.” Si limitava a singhiozzare, con gli occhi chiusi, cercando, invano, di nascondere con le mani il desiderio che si manifestava nelle sue mutandine.
“Giù le mani da quella puttana del cazzo. urlò, in preda a un attacco. Stai davvero cercando di farti colpire, vero?
”No. Per favore… ti lascerò fare quello che vuoi, ma non picchiarmi…”
”È molto meglio. Vieni qui.” -disse prendendola in braccio e gettandola sul letto- ”Ti voglio adesso!”
Le tirò forte il polso, lo strappò e cominciò a baciarle il collo. Le sue mani le afferrarono magistralmente i seni, mentre cercava di penetrarle la bocca con la lingua, sentendo il sapore salato delle sue lacrime.
Una delle sue mani scivolò lentamente lungo il suo stomaco, facendola scivolare nelle sue mutandine. Sentì le morbide setole sfiorarle il palmo e fece scivolare il dito medio tra le labbra della sua vagina, ora un po’ scivolose. In quel momento, emise un gemito soffocato, mentre il ragazzo si sentiva bagnare la mano. Sembrava renderlo nervoso.
“Ah, puttanella!” urlò, allontanando la mano dalla fica e schiaffeggiandosi la guancia rosea.
“Chi ti ha detto di venire qui, puttana?”
Lei, che fino a quel momento si era sentita umiliata, ricambiò l’umiliazione, sorpresa di se stessa:
” Sono venuto. L’ho fatto davvero, figlio di puttana. Non è quello che volevi?
Lui la guardò meravigliato da sotto il cappuccio. I suoi occhi si spalancarono all’insolenza della ragazza. La fece rotolare a pancia in giù sul letto e le strappò le mutandine.
Seppellì il viso tra le lenzuola, vergognandosi della sua audacia.
”Adesso mi mangerà…” -pensò- ”Sono fottuto. Ho finito…”
Ma non l’ha mangiato.
ha aspettato.
E io spero.
Ma tutto quello che riusciva a sentire era che lui era lì, in piedi dietro di lei e, ovviamente, ancora nei pantaloni.
Si fece coraggio e sollevò lentamente la testa. Ma quando girò la testa per guardarlo, vide l’ombra di una cintura di cuoio cadere sulla pelle bianca delle sue natiche; una, due, tre, quattro volte…
Stava urlando dal dolore, la faccia sepolta nel materasso.
“Te l’avevo detto che se non eri bravo ti picchiavano, vero?” lo sentì dire dopo che si fermò: “Adesso ti fotto puttana”. Disse togliendosi i pantaloni. Ti spacco il culo, nessuna pietà!”
”No per favore. Farò quello che vuoi, ma non mangiarmi il culo, no…” pregò tra i singhiozzi.
“Niente più affari” disse, mentre si copriva l’ano con una crema gelatinosa- “Apri le gambe, cagna.”
Cominciò a forzare il suo pene nell’ano della ragazza. Tuttavia, l’ha contratto, rendendo difficile l’accesso.
Poi sentì una puntura nella natica destra mentre veniva schiaffeggiato forte e lo sentì urlare di nuovo: “Cosa, puttana? Hai intenzione di collaborare o no?”
“Aiii, frocio…perché non lo metti nel tuo e vedi se è buono?”
Così dicendo si sentì tirata violentemente per i capelli e lui le sussurrò all’orecchio:
“Ah ah ah ah… Molto divertente, puttana. Ma ora ti ficco il cazzo nel culo. E se si schianta di nuovo, ti ficco lo stiletto in gola, capito?
Quando lo sentì parlare così, uno strano brivido le corse lungo la schiena, facendole lubrificare la figa all’istante. Così andò alla deriva per un momento, sentendosi come una puttana che cede ai desideri del suo magnaccia.
“Va bene, allora,” disse dolcemente, cercando di non mostrare il suo desiderio, per non irritarlo, “mangiami come vuoi.” Metti il tuo cazzo nel mio culo. Ma indossalo lentamente così non fa male, per favore…” – concluse in un sussurro.
”È così che si dice… È così che si dice, amo il ragazzo.”
Allargò di nuovo le gambe. Guardò con desiderio il piccolo orifizio rosa, unto della crema che aveva portato, e vi mise in mano la punta del membro palpitante.
Spinse con la sua bacchetta, sentendo il piccolo foro stringersi e allentarsi, stringersi e allentarsi, come qualcuno che prende fiato per inghiottire altro cibo.
Lei, a sua volta, sentiva bruciare lo sfintere dell’intruso che invadeva il canale del suo retto. Ho spinto fuori, cercando di tirarlo fuori, e in quei momenti mi sono sentito più entrare, e allora ho involontariamente schiacciato il buchetto troppo grande.
All’improvviso sentì i capelli del ragazzo addosso le sue natiche. Ritirò una mano e scoprì che era completamente dentro di lei.
Era tutto in lei, e lei lo amava…
Il culo le bruciava per le frustate. Il suo ano bruciava per l’intruso. Ma le piaceva…
Cominciò a guidare lentamente per ottenere più di questo strano piacere. E questa volta lo sconosciuto era più preoccupato.
“Ah, puttanella… Allora… so che ti stai divertendo… Allora divertiti, perché ora voglio vederti divertire.” Andiamo…”
”Allora…” -disse con un po’ di difficoltà- ”togline un po’ e rimettilo… Vol. Vaaiiihhh… Si vede che sei bravo… Mosss… Traahh… ”
Poi ha iniziato a metterlo via. Prima lentamente. E a poco a poco il ritmo aumentava, lasciandola allucinata.
Rotolò sempre più veloce sull’asta del ragazzo, sentendo arrivare un altro orgasmo, quando all’improvviso lui si staccò da lei e la inchiodò al letto.
“Dannazione, stronzo… cosa credi di fare?”
Questo lo infastidisce di nuovo e lui la tira per i capelli.
“Pensavi che non me ne fossi accorto, puttanella?”
“Ahi… hai capito cosa, idiota?”
-Non parlare così, stronza…- disse, stringendole il collo- “Ti dimentichi chi comanda qui e non va bene…”
”Wow”- disse, fingendosi innocente- ”Pensavo che volessi vedermi arrivare…”
“E io voglio vederti venire, puttana, ma non dirigermi, capito?”
”Va bene. Ho capito. Ora per favore chiamami… Per favore… Per favore…”
”È molto meglio. Quindi puliscimi il cazzo, perché mi assaporerò quella figa deliziosa…” disse infine girandola e avvicinando il suo cazzo indurito al suo dolce viso.
Siccome era un po’ riluttante a mettersi in bocca quel membro appena uscito dall’ano appena sverginato, le avvicinò la testa all’inguine.
«Dannazione, ragazza, tuo padre non ti ha insegnato l’obbedienza, vero? Succhiamelo, puttanella!» disse, spingendo il pene contro quelle labbra carnose.
A malincuore, aprì le labbra perché il sesso la invadesse, decisa a non fargli molto bene in tal senso, ma quando sentì il sapore amaro del suo retto lasciare il suo palato si ritrovò ancora una volta sopraffatta dalla puttana con cui era stata. . dentro di sé e cominciò a succhiare selvaggiamente il pene che gli pulsava in bocca.
Sentiva che non poteva restare a lungo in quella bocca deliziosa senza venire. Poi tolse il membro inzuppato di saliva dalla bocca della ragazza e, posizionandosi tra le sue gambe, la invase immediatamente, schiaffeggiandosi senza pietà dentro quella stretta vagina.
Si sentiva distrutta. La sua fica si sentiva come strappata dalle spine della violenza con cui veniva invasa. Tuttavia, a poco a poco, iniziò a sentire di nuovo il brodo della lussuria lubrificarla, inviandole brividi indescrivibili in tutto il corpo.
Un calore infernale prese i suoi sensi quando il pervertito entrò e uscì dalla sua vagina e cominciò a balbettare parole piene di lussuria all’orecchio del ragazzo:
“Dai mio caldo pervertito… Rompimi la figa, rompila… Ah… Rompila… Proprio come ti radi… Goou… Uh… Mio… Cuzin… .Nho… Aahh…”
Ha continuato a pompare il suo membro. Ero pazzo di piacere.
“Ahh… Che fottuto puttanella… Puttana… Puttana…”
Gli afferrò le natiche, tirandolo dentro di sé, mentre sentiva il caldo brodo del suo seme schizzarle dentro e lasciò che il piacere prendesse il sopravvento su tutti i suoi sensi, eiaculando come se non lo apprezzasse da tempo.
“Aaaahhhhh… Putooooohhh… Gozaaaahhh… Riempimi con il tuo cazzo che mi piace…” -non riuscì a finire la frase, perché la sborrata fu così intensa che semplicemente svenne sotto il suo aguzzino.
Il sole gli colpì il viso.
Aprì gli occhi, a disagio con la luce.
Guardò l’orologio sul comò. Le undici. I suoi genitori sarebbero arrivati presto.
Si guardò intorno e notò il disordine in cui era la sua stanza.
Cercò di alzarsi, ma gli girava la testa. Sentì un liquido viscoso scorrerle lungo le gambe e un’eccessiva sensazione di bruciore nelle natiche.
Si alzò a fatica, passando davanti allo specchio. Vedere i segni sulla sua pelle bianca gli ricordò la notte che aveva passato.
Il suo ano era in fiamme, ma ne ricavava uno strano piacere.
Improvvisamente, il suo telefono squilla e lui risponde: “Ciao…”
“Ooooo, va bene. ” – era il suo ragazzo – ”Va bene per andare al cinema stasera? ”
“Tu… va tutto bene,” rispose esitante.
”Va tutto bene con te? È raro…”
” Oh mi dispiace. La notte è stata piena di sorprese per me…”
”Cosa è successo? Qualcosa di buono o cattivo?
”È strano, sai. Sono stata violentata”
”Com’è? Rotte?
“Sì… Ma non preoccuparti, no… Sai, è stato davvero bello…”
“E questo, adesso… Ti è piaciuto? È stata violentata e ti è piaciuto? Il luccio deve essere molto dolce, vero?
«Be’, non è stato dolce. Ma era molto gustoso. L’unico problema è che sono tutto collegato. Non dovevi essere così duro…”
“Ah cazzo, vuoi ancora ordinare, amico…”
”Questo bene hai ragione. Ma è stato molto buono. Andrà meglio la prossima volta?
“La prossima volta ti porterò una sorpresa di otto pollici, ok?”
”Va bene. Adesso riattacco. I miei genitori stanno arrivando.
”Va bene. Ti amo…”
”Anche io lo amo. Ciao!”
Ha riattaccato il telefono e si è cambiata indossando un accappatoio in modo che i suoi genitori non vedessero i segni sul suo corpo. In quel momento suo padre apre la porta:
”Ciao ragazza… Che spreco… Com’è stata bella la tua serata?”
“È stato molto carino, papà.”
”Eccellente. Quindi pulisci questo pasticcio e poi aiuta tua madre in cucina, ok?
”Va bene papà. Me ne sto andando…”
”Lei è la ragazza che papà adora: sempre obbediente e saggia. Non ci metterò molto…” – disse il padre, chiudendo la porta della camera da letto, lasciandola sola con i segni del suo piacere notturno e con i suoi pensieri:
”E’…” – ripeté, tra i pensieri, mentre si passava una mano sulle cosce per fermare il flusso di sperma- ”E’ ‘la figlia di papà’…”