mangia il mio cattivo insegnante

di | 9 de Dicembre, 2022

Mi chiamo Clauss, ho 19 anni, moro, alto 1,80, capelli neri e occhi castani, fisico definito, e racconterò una storia accaduta all’inizio della mia università. Ero all’inizio della mia laurea in ingegneria e facevo parte di un corso serale di Calculus I, le cui lezioni erano tenute dalla professoressa Cecília.

Cecília era una giovane donna sulla trentina, bionda, alta 1,60 m, labbra carnose, seni piuttosto medi, vita sottile e culo rotondo. Tutti gli uomini e anche alcune donne della classe hanno commentato la sua bellezza a un certo punto.

Il professore aveva già notato lo sguardo avido degli uomini e l’invidia delle donne. Ma a lui non sembrava importare. Al contrario, sembrava godersi la situazione. Io, che non sono stupido o altro, me ne sono reso conto e mi sono fatto coraggio per avvicinarmi.

Sono un ragazzo diligente, e non è raro che io rimanga dopo le lezioni per chiarire alcuni dubbi quando esistono. Così, una sera, dopo la lezione, ho aspettato che la classe se ne andasse per incontrare la maestra Cecília.

Va notato che la nostra camera era sul retro dell’università. In un blocco un po’ isolato e poco utilizzato nel turno di notte. Ma c’era una stanza con la capacità di accogliere comodamente il numero di studenti in una classe numerosa.

Il giorno in questione, la mia insegnante indossava una gonna nera attillata ma a vita alta che le cadeva sulle ginocchia. Una camicetta arancione con una leggera scollatura, dove si notava l’assenza di reggiseno. La sua fragranza era rinfrescante con un odore leggermente dolce. E indossava un rossetto rosso scuro che metteva in risalto le sue labbra.

Era alla sua scrivania, a organizzare le cose da mettere via. Quando mi avvicino al tuo lato sinistro.

“Professore, ho un problema che solo lei può risolvere!” â€

sorridendo – “Dimmi cosa c’è che non va, Clauss.”

In quel momento, mi sono avvicinato di nuovo a lei, afferrandola per la vita e avvicinandola al mio corpo, impegnandomi in un bellissimo bacio con la lingua. Che in un primo momento sembrava che stesse per essere respinta a causa dello spavento che le è venuto, la cui prima reazione è stata quella di cercare di resistere alla “presa”. Ma questo, nella foga dell’azione eccitante che gli ho dato, è stato subito ricambiato con passione.

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ridendo e imbarazzato- “Cos’era quello?” â€

“Un fottuto bacio”

rosso in viso- “Va bene. So che era un bacio, Clauss. Ma non hai notato che sono il tuo insegnante?”

“E poi? Sai che hai caldo e tutti nella stanza ti stanno asciugando gli occhi.

“Ah, ah, ah. Sappi. Ma tra noi non può succedere niente perché io sono il tuo MAESTRO. Tu sei un gatto, ma sei mio…”

In quello, prima che finisse di parlare, le afferrai i capelli per la nuca e le rubai un altro bacio. Non c’era resistenza lì. E le lingue vagavano liberamente nelle nostre bocche.

Ho interrotto il bacio. E tenendo ancora i suoi capelli biondi, ora con un po’ più di forza, ho scostato il suo viso dal mio e ho detto:

“Oggi sarai mio, sporco padrone. â€

Le ho voltato le spalle e, con entrambe le mani appoggiate sul tavolo, ho cominciato a massaggiarla da dietro, in modo che potesse vedere il mio membro duro nel suo culo caldo. Fa sarrata, arriva sarrata, decido di togliermi il cazzo dai pantaloni, prendendolo con le sue mani delicate.

“Vedi, bomba? Senti la durezza del mio ‘pilota’? L’hai lasciato come quella stronza’

“Cattivo figlio di puttana. Vuoi mangiarmi qui? disse, con aria divertita.

Le ho sollevato la gonna fino alla vita, le ho tolto le mutandine senza toglierle. Ho passato la mano attraverso l’ingresso della figa della sua ninfetta, ho notato che era molto bagnata. Metto la testa del mio cazzo spesso 19 cm all’ingresso della sua figa calda.

Ci ho giocato un po’, facendo sospirare il birichino. Senza preavviso, ho spinto dentro il mio cazzo una volta. Evocando ora un grido e un gemito:

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“Aaaaaaaaaaaah, figlio di puttana, hai detto tutto d’un fiato, aaa. Caralhoooooo”.

Tenendo saldamente la sua vita, comincio anche io a pompare forte e vigorosamente. Il tavolo sembra un letto da motel economico e scricchiola a ogni spinta. Comincio a schiaffeggiarle il culo molto forte mentre cavalco come un cavallo su una giumenta, il suono degli schiaffi riecheggia nella stanza vuota.

Il tuo culo è tutto segnato dalla forma delle mie dita. E continua a lamentarti forte e chiaro.

“Aii, aiii, vaiiiii, colpisci la tua cagna, bastardo”

Sentendo questo, la giro verso di me, facendola sedere in ufficio. Preso tra i suoi capelli, come se tenessi la criniera di una giumenta al galoppo, le schiaffeggio il viso delicato.

“Ti piace cazzo? »

Lei, con le lacrime agli occhi, fa solo una smorfia maliziosa guardandomi. L’ho adagiata sulla panca nella posizione del pollo arrosto. Le tolgo le mutandine e le cado nella figa, mangiandola con la lingua e poi con le dita. La lascio ansante.

“Diventa cattivo, succhia, succhia la mia figa.”

Con calma, continuo a giocare con la sua figa rosa e rasata. E ha appena il tempo di continuare a lamentarsi.

“uuuuuuummmmm, yyyy, oh yyyyy, ummmmm, yyyyy, safadoooo, wow”

mi fermo un attimo. Vedo un righello sul tavolo che sembra piuttosto robusto. Non ci penso due volte. Lo raccolgo e comincio a martellarle la figa. Dapprima leggermente, poi aumentando il ritmo e la forza, come per testare la resistenza dello strumento.

La tua figa è tutta rossa e vibra di dolore, piacere ed eccitazione.

“Sai anche cosa pulsa, cagnolino? »

Senza preavviso, ho spinto il mio cazzo nella sua fica. Sollevo i suoi piedi sulle mie spalle e lo spingo forte. Eccitanti nuovi gemiti e facendo scricchiolare la scrivania.

Durante la scopata, noto i suoi piedini morbidi. Ne prendo uno, lo annuso e me lo strofino sul naso. Continuo a suonarlo ancora e ancora e ancora. Continuo a baciargli i piedi e a morderlo. Evocando gemiti ancora più forti di prima. In un istante, mi chiedo: “È arrapata lì dentro?” â€

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Quando, poi, rabbrividisce. Era venuta con un lungo sospiro e scuotendo le gambe tornite sul tavolo.

Spero che si riprenda dal suo apice. La butto giù e la faccio inginocchiare davanti a me.

“Voglio anche godermi il cattivo”

Tirandole i capelli, ho dato a quella bocca un assaggio della mia squadra. Senza finezza, ho scopato volentieri lì. A volte quasi soffocava e cercava di liberarsi, ma con la mia forza la facevo succhiare come una cagna.

“Mamma, vai avanti. Mamma, ti darò il latte in bocca, maestra. puttana cattiva

Detto questo, vengo come un toro. Strofina il mio sperma su tutto il viso. Scivolo giù fino al suo top ampio e lo strofino sui suoi succulenti seni all’insù. Mi fermo un attimo ad ammirare la scena del mio piacere.

Mi guarda negli occhi con una faccia stronza e dice:

“Wow, nessuno mi ha fottuto così prima di te bastardo.”

“Da oggi ti fotto quando voglio, professore. La signora è mia. Stuzzicherò la tua piccola figa stretta ogni volta che ne avrò voglia. â€

Noi puliamo. E quando siamo partiti ci siamo baciati di nuovo. Le afferrai i capelli, le passai la lingua intorno al collo e alle orecchie e le sussurrai all’orecchio:

“Oggi me la sono presa comoda. La prossima volta ti insegnerò come essere una vera troia! â€

“Mi insegnerai a fare la puttana, vero?” »

Le ho dato un ultimo raffreddore, le ho tirato i capelli, ho fatto finta di baciarla. Ma prima, mi lascio andare e me ne vado.

“Insegnante cattivo per la prossima lezione! â€

fine di questo capitolo

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