Storia erotica del sesso anale – Boca Maldita

di | 7 de Aprile, 2024
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Comunque è venerdì e il mio turno è finito. Non è che stasera abbia impegni lì, cosa rara per una ragazza della mia età: non sono una festaiola, non mi piacciono le discoteche e non ho molti appuntamenti con gli amici in città.

Le persone dell’ufficio escono, progettano di prendere qualcosa, ma tanto per cambiare, non mi interessa niente. Sembrano vecchie babysitter, guardano tutte il segno delle mutandine sul sedere e la cintura della gonna. Faccio finta di non accorgermene, ma è così.

La verità è che vivere qui nella capitale è stata una pessima scelta, mi sono trasferita quasi un anno fa e ancora non sono riuscita a integrarmi. Le persone sono fredde, distanti, preoccupate per i propri problemi, e corrono in giro come idioti.

Sì, in effetti, è tutto molto stupido. Mi sono trasferito in città solo per trovare un lavoro stupido, dopo quattro anni in un’università ancora più stupida. Ed eccomi qui, cinque giorni alla settimana, circondata da uomini sposati insoddisfatti che sbavano su di me otto ore al giorno. Tutti idioti.

Finalmente sono le sei, rifiuto ancora una volta la maledetta birra del venerdì ed esco in strada. Dopo mezz’ora di cammino arrivo al minuscolo appartamento in affitto in centro. Questa è stata un’altra delle mie pessime decisioni, il posto ha bisogno di nuova tinteggiatura e di nuovi mobili, è molto buio, sobrio, il colore marrone predominante mi soffoca.

Il rumore delle macchine sul viale invade ancora la finestrella ancora per qualche ora finché finalmente la gente riesce a scappare dal lavoro. Mi tolgo le scarpe chiuse, mi strappo i vestiti, li butto per terra e mi rannicchio nel letto che stamattina era disfatto.

Quando sulla facciata del vecchio edificio si accende l’insegna al neon rossa della soda, chiudo la tenda per non disturbarmi troppo con le sue luci lampeggianti. Non servirà a molto, ma almeno l’unico spazio dell’appartamento non sembrerà un disastro.

Prendo la borsa e la giro sul tavolo. Il suo contenuto, un mucchio di cose inutili, si rovesciò rumorosamente. Merda, ho finito le sigarette e mi sono dimenticato di comprarle. Che fastidio, anche se fuori è già buio, devo andare a cercare un bar per comprare qualcosa, stare senza fumare non serve a niente, in fondo i vizi sono vizi e mi diverto molto il mio.

Potrei indossare qualsiasi cosa, una felpa consumata o una felpa con il simbolo della mia scuola adolescenziale, non importa, ma non so perché ho indossato il vestitino attillato che ho indossato alla laurea, forse perché volevo indossare Esso. di nuovo nero. Prima di partire mi sono presa la briga di dipingermi la bocca di rosso, del resto il vestito lo richiedeva e non potevo ignorarlo.

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Di notte, il centro della città è molto vuoto, ci vivono poche persone e quasi nessuno osa camminare per le strade buie di notte. Vicino all’angolo vedo alcuni mendicanti seduti sui gradini di un negozio chiuso, che fumano marijuana.

Beh, non sono sicuro di quanto sia forte la rottura, ma riesco a vedere la luce dell’accendino illuminare la base metallica del tubicino ricavato da una lattina di alluminio. Pensavo di cambiare il marciapiede, ma era troppo tardi, ero già in piedi e se lo avessi fatto avrei attirato più attenzione. Inoltre dovevano essere così alti che non mi avrebbero nemmeno notato.

A volte penso che le decisioni sbagliate mi perseguitino, o forse sono proprio così, sono nato malvagio.

Avevo appena superato i mendicanti che due di loro si alzarono e mi seguirono per chiedermi dei soldi. Li ignoro, accelero il passo, ma loro continuano a seguirmi, dicendo ogni genere di cose spiacevoli. Ovviamente inizio a correre, ma appena raggiungo l’angolo sento una mano che mi afferra il braccio. Cerco di allontanarmi urlando parolacce.

Era peggio.

Spaventati, i due mi afferrano e mi spingono verso la strada parallela. Con il cuore che batte forte, mi rendo conto che questo è un vicolo cieco. Ci sono bidoni della spazzatura rovesciati lungo le pareti dove topi grandi come cani saltano in cerca di avanzi, c’è pochissima luce, riesco a malapena a distinguere i volti di chi mi molesta.

Lo sento quando uno di loro mi prende le mani dietro la schiena e mi sussurra all’orecchio: “Che brava, donna ricca, non si va in centro da sola a quest’ora, se cercavi guai ti sei persa. Questo, questo vicolo è il nostro territorio.

Un brivido mi corre lungo la schiena, dalla base alla parte posteriore del collo, quando realizzo i guai in cui mi sono cacciato. Provo a chiedere aiuto, ma una mano sporca mi copre la bocca.

Quando noto che uno di loro mi tiene e l’altro sta di fronte a me, incapace di muoversi o urlare, chiudo gli occhi desiderando che fosse solo un incubo, aspettandomi di svegliarmi immediatamente nel minuscolo appartamento marrone e vedere la soda. L’insegna lampeggia nella finestra, ma l’odore nauseabondo degli aggressori mi invade le narici, negandomi questa illusione.

Arrendendomi, noto che mentre mi strappano il vestito e mi strappano le mutande, sento le loro mani afferrarmi il seno, la pancia, le natiche, le loro dita callose strusciarmi sul sesso, il loro alito fumoso permea il mio corpo. Sento le loro lingue ruvide scivolare rumorosamente su ogni centimetro della mia pelle morbida e bianca.

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I miei pensieri escono dal mio essere, in quel momento cerco di allontanarmi da lì, da questa violenza, dalla situazione irreversibile che si sta creando solo a causa di queste maledette sigarette.

Mentre quello davanti a me mi tira la nuca e mi appoggia verso il suo bacino, spingendo un membro molle come pasta cotta nella mia bocca dipinta di rosso, sento quello dietro penetrarmi, senza preavviso, usando qualcosa di molto duro. . Non sembrava nemmeno un pene, ma lo era.

In mezzo alla disperazione, potevo solo pensare che questo fosse il peggio e che presto sarebbe passato, ma, senza rendermene conto, stringevo i denti sul membro che avevo in bocca. E poi l’incubo è peggiorato, ma molto peggio.

L’uomo che ho morso alza velocemente il pugno chiuso e mi dà un pugno sulla mascella, facendomi cadere addosso all’altro uomo che si divertiva dietro di me. Questo, a sua volta, capendo che resistevo alle sue avances, mi ha afferrato sotto le cosce e ha sollevato le mie gambe in aria, offrendo il mio pene al primo e invitandolo a penetrarmi a sua volta.

Usa parole molto sporche, io scalcio in aria cercando invano di liberarmi, ma l’altro si avvicina, invadendo il mio sesso pieno di avidità e di piacere infinito, mentre il suo compagno, che sembra avere tutto premeditato, ora si sforza di inserire – inserisci il tuo pene nel mio culo mentre dici: “Che maledetta tettona, ora sentirai cosa si prova ad essere impressionati e te ne sarai grato…”

Ho voglia di vomitare all’odore dei due uomini che si divertono con me sospesi tra i loro corpi birichini, succhiandomi, palpeggiandomi, pizzicandomi i capezzoli, mordendomi il collo, fottendomi la vagina e mangiandomi il culo.

Ad un certo punto mi rendo conto: mi sto facendo la pipì addosso, sento il liquido caldo che scorre da me a loro, l’aria si riempie dell’odore di urina, ma loro non se ne preoccupano nemmeno e continuano a usarmi nel modo più intenso . Cosa ti piace.

E si ripete ancora e ancora, in un’agonia infinita.

Dopo non so quanto tempo li sento venire, il loro liquido seminale appiccicoso scorre dai loro corpi fino alle mie parti più intime. Mi lasciano cadere a terra e sento il seme viscoso volare sul mio stomaco, sul mio seno perfetto, sul mio viso angelico.

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Sento la gente che mi prende in giro, che mi chiama puttana, puttana, puttana. Adesso mi lavano tutti e due con la loro urina e mi sento come una bambola di pezza strappata, un po’ inutile. Comincio a credere di appartenere a questo vicolo: quella notte mi sono trasformato in spazzatura.

In quel momento tutto si spegne, tutto intorno a me tace, penso che sia stato un svenimento, probabilmente una difesa del mio subconscio contro l’orrore senza nome provocato dai due miserabili tossicodipendenti.

Quando riprendo conoscenza mi ritrovo nel vecchio appartamento, raggomitolata nel letto, con gli abiti da lavoro ancora stesi sul pavimento. Il mio cuore batte forte cercando di scappare dalla gola, il sudore mi scorre lungo le tempie, il mio respiro è difficile e la mia bocca è secca come sempre.

Prendendomi coraggio, sospiro e realizzo che è stato tutto un incubo, un incubo terribile. Il dettaglio sordido è che sono bagnato, il mio cazzo pulsa e fradicio, l’odore acido del mio sperma domina le mie narici…

Capirai il mio subconscio.

Mi alzo, vado al tavolo grezzo davanti alla finestra, prendo la borsa e la giro sul tavolo. Il suo contenuto, un mucchio di cose inutili, si rovesciò rumorosamente. Merda, ho finito le sigarette e mi sono dimenticato di comprarle.

Mi sono fermato malissimo a causa dei miei vizi, li ho già menzionati prima. Guardo l’attaccapanni nell’angolo della stanza, è lì, ordinato e stretto abito nero indossato alla laurea. Senza pensarci due volte, decido di vestirla, dipingermi la bocca di rosso, andare a cercare un open bar per comprare queste maledette sigarette!

Nota: La serie “Boca Maldita” è una raccolta di storie diverse e inquietanti che ho scritto qualche tempo fa con l’obiettivo di incoraggiare il lettore a esplorare il lato più oscuro dell’erotismo. Queste non sono storie facili e probabilmente turberanno alcune persone, quindi capisco se è il tuo caso. Ma se alla fine ti piace, fai come me: non preoccuparti, rilassati, goditela e continua a prendere le medicine, e tutto finirà bene!

*Pubblicato da Bayoux sul sito climaxcontoseroticos.com il 24/07/04.