tirocinante sottomesso

di | 8 de Dicembre, 2022

Triiiiiiimmmmmmmm…. Trrriiiiimmmmmmm – il telefono squilla con insistenza, apro gli occhi, guardo l’ora – Dannazione! Un figlio di puttana mi chiama alle sei del mattino di domenica, c’è molta irritabilità. Mi alzo dal letto infuriato, pronto a combattere, ma la mia postura e il tono della voce cambiano immediatamente quando riconosco la voce del mio Maestro all’altro capo della linea.

Ascolto ordini precisi e balbetto un “Sissignore”, scrivo l’indirizzo di un albergo e torno in camera a prepararmi. Ho poco tempo per avere un bell’aspetto e un buon profumo, e mentre mi preparo, cercando di liberarmi della mia faccia assonnata, mi tormentano i dubbi: quando è arrivato in città? Perché non mi hai chiamato prima? Il mio cuore batte all’impazzata per l’imminenza di ciò che verrà, ogni centimetro del mio corpo rabbrividisce per sapere a chi appartiene.

Arrivo in albergo, ho optato per un abito leggero ea fiori, è ancora mattina, il sole caldo mi scalda le spalle dove poggiano solo le spalline sottili del vestito, non ho messo nessuna lingerie, so che ti piace . Salgo in ascensore masticando gomma alla fragola, voglio che assaggi il sapore dolce nella mia bocca quando mi bacia. Busso alla porta della suite, mi batte il cuore, lui me la apre, pelle bruna, capelli neri, barba folta, questa bocca bellissima, perfetta! Solo un asciugamano bianco avvolto intorno alla sua vita.

“Vai avanti,” disse autorevolmente, i suoi occhi brillavano nei miei.

Entro e sbuffo quando vedo un’altra donna nella stanza, noto che anche lei mi sta guardando, mi guarda incuriosita, guardo lui che sembra divertirsi, – siediti – mi ordina di mettere una sedia proprio davanti a lui. Obbedisco. Lo vedo tornare in bagno. Comincio a guardarla, a differenza della mia pelle nera, la sua è bianchissima, occhi castani che contrastano con il nero dei miei, minuta, non dovrebbe avere più di 1,60, magra, seno piccolo, indossa anche un vestitino, io non può fare a meno di sorridere quando penso che scomparirebbe accanto a me, sono alta, con seno enorme, fianchi e tanti capelli ricci e profumati.

Lo sento rientrare nella stanza, avvicinarsi a me, prendermi per il mento e dire:

– Questa è Ana, sta imparando ad essere sottomessa come te. Oggi me lo preparerai, sai quanto mi piace vedere i miei sottomessi tremare di desiderio, il miele che scorre lungo le loro gambe, implorandomi di fotterli, non lo sai? È quello che farai, ma non preoccuparti, è la sua prima volta con un’altra donna, non voglio che la spaventi, deve diventare una puttana come te se vuole stare con me.

Guardo Ana che sembra persa, e il mio Padrone che è seduto su una sedia comoda, so che sarà a conoscenza di tutto e gli darò il mio spettacolo migliore. Mi alzo, prendo Ana per mano, la sollevo dalla sedia e la conduco verso il muro, avvicino il mio corpo al suo, – non aver paura – le sussurro all’orecchio, appoggio una mano sul viso e l’altro sul fianco, avvicino il suo corpo al mio e la bacio voluttuosamente. Lei lo riprende, ma pochi secondi dopo risponde infilandomi la lingua in bocca, segnale alla mia mano di entrare nei suoi capelli. Siamo incollati insieme, i nostri corpi danzano, le sue mani stanno già esplorando il mio corpo, notando l’assenza di lingerie, e geme nella mia bocca, le mie mani le stringono i seni, i suoi capezzoli si insinuano contro il tessuto. Quindi mi giro e mi appoggio al muro e lo rimetto davanti a me e davanti al mio Padrone. Mentre le mordo il collo, apro la cerniera del vestito e lo faccio scivolare sul pavimento, le sbottono il reggiseno, le afferro i seni, massaggiando mentre la mia lingua scivola sul suo collo, sul suo orecchio e sulle sue spalle, facendola gemere e muovendo i tuoi fianchi contro di me il mio corpo.

Guardo il mio Padrone, cazzo durissimo che spunta dalla spugna, occhi famelici, so che ne approfitta e mi fa gonfiare la figa. Mi chino un po’ e tiro giù le mutandine di Ana, le allargo le gambe con una delle mie e la mia mano scivola sulla sua figa bagnata e palpitante, facendola gemere forte e dimenarsi nella mia mano, masturbandola forte. sul suo petto. Elle gémit et roule alors que je l’appuie contre le mur et, à genoux devant elle, je pose une de ses jambes sur mon épaule, face à ces cuisses blanches et douces et à cette chatte palpitante au bonnet gonflé, esigente mes mains, la mia lingua . Apro le labbra, la sento gemere, muovo lentamente la lingua, sentendo il sapore di questa donna molto bagnata, deliziosa. Sono già selvaggiamente eccitato, tanto quanto lei, e comincio a succhiare avidamente quel bocciolo, facendola premere la sua figa contro il mio viso, rendendomi morbida. Infilo due dita dentro di lei e sento il calore, la morbidezza, il buon martellamento finché non sento le sue gambe tremare, perdere forza.

Questo è il momento che la mia Padrona stava aspettando, mi alzo, la porto a letto, la metto a quattro zampe, do ancora qualche leccata a quella figa rosa, mi alzo e vado a cercare la mia Padrona, che rimane seduta. Tendo la mano, che lui prende e continua. Lo posiziono dietro di lei, che geme e si dimena, gli tolgo l’asciugamano in cui era avvolto, gli afferro forte il cazzo e glielo succhio forte. Poi lo metto all’ingresso della sua figa. Mi guarda mentre la penetra con fermezza. “Brava ragazza” – sussurra. Sorrido, lo guardo e giro intorno al letto, posizionandomi sotto Ana, la mia bocca cerca il cuoio capelluto gonfio del cane, le mie mani i suoi seni, i suoi capelli mi solleticano la pancia e la mia lingua si alterna tra la sua figa e i suoi testicoli. Li sento gemere mentre accelerano le loro spinte, poi la succhio più forte. Faceva fatica a urlare che stava per venire, incontrollabile, pazzesca, premendo i fianchi contro il sesso del mio Padrone e gemendo come una cagna in calore, facendola venire, tanto forte quanto abbondante. Mi libero da sotto di lei e lei ricade sul letto esausta, senza fiato.

Con il viso coperto dalla sua gioia, guardo il mio padrone che tiene il cazzo ancora duro e con l’altra mano mi tira i capelli verso di lui, dicendo:

– Che brava puttana sei, inginocchiati qui e apri quella bella boccuccia, il mio seme sarà tutto tuo oggi.

E faccio come dice, sapendo e felice che questa giornata è appena iniziata, c’è ancora molto da godere.

Gli appartengo, la mia felicità è nelle sue mani e nient’altro conta.

Ultimo testo della trilogia scritta da Helena. Spero ti sia piaciuto tanto quanto me.

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