Un pasticcio con Orozimbo

di | 9 de Dicembre, 2022

Un pasticcio con Orozimbo

Io Uriel (nome fittizio) soprannominato Uris, un po’ effeminato, 35 anni, ho conosciuto Orozimbo 19 anni fa nell’azienda dove lavorava, allora ero aiutante meccanico, lui aiutante di fonderia, vedovo, con figli, nipoti, all’epoca aveva circa quarant’anni, è molto vivo, deve avere ancora quasi 60 anni.

Il suo soprannome era Zimbo, conosciuto in giro, avevo 16 anni, un ragazzo che parlava con voce delicata come una ragazza, alla gente non importava molto, non importava, ma Zimbo era famoso come commensale, quando eravamo soli , ci provava sempre con me, faceva il duro, ma provavo dei sentimenti per lui. Di giorno faceva l’operaio come gli altri una volta alla settimana, il sabato si congedava come custode in azienda, abitava nei locali dell’azienda, era un paese piccolo, ci abitavano alcuni impiegati più anziani.

Ogni tanto mi diceva:

—Sabato vado di notte di turno, vieni qui, tu abiti vicino alla fabbrica, vieni qui che parliamo, dammi il culo, qui di notte non viene nessuno. Ho provato qualcosa per lui, da quando un giorno è andato in bagno quando è tornato gli ho masturbato il cazzo, da quel giorno avevo questa sensazione nella mia testa, il mio sedere era ansioso, ma c’era un po’ di paura, quando ho avevo 16 anni, ho fatto sesso anale con un amico e non mi è piaciuto. Quando Zimbo mi ha fatto questa proposta, gli ho detto che era pericoloso che qualcuno venisse.

—Zimbo, sabato se va tutto bene vengo alle 10, non prometto di uscire con gli amici, dipende dall’ora in cui arrivo, ma resta solo tra noi, ok? Ha alzato il pollice.

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Abbiamo lavorato quella settimana, Zimbo mi ha detto:

— Uris, non vedo l’ora che arrivi sabato, non vedo l’ora di mangiarti quel culo delizioso, spazzola il tuo cazzo. Ho risposto, beh, ho paura, hai un grosso cazzo, potresti farmi male, il mio sedere è un po’ stretto. Arrivò sabato, dissi ai miei genitori che uscivo con gli amici, loro erano sempre d’accordo, avvisandomi di evitare ogni pericolo, così me ne andai e andai direttamente in azienda, Zimbo era di turno, lo salutai, mi aprì la porta per io, a quell’ora non c’era nessuno, nessuno, erano le 9, sono entrato, già passandomi la mano sul culo, ho detto bene, ti amo, ti amo, mi ha sorriso, mi ha abbracciato, mi ha baciato il mio collo, questo pizzetto, che puzzava come un sigaro di paglia, aveva bevuto la cachaça prima di cena, ho sentito l’odore di questo alito di alcol e sigaretta, gli ho detto che questo alito di sigaretta va bene, mi ha fatto l’occhiolino e ha detto:

—Andiamo nella stanzetta dove sono i fasci di lenzuola che le signore li cuciono, siamo andati lì, ha già tirato fuori la sua bella pistola, l’ha ordinata fuori, l’ho presa, l’animale era nella palla, io gli ha dato una cannuccia, mi ha detto di restare a quattro zampe:

—Ui beh, mettiti a quattro zampe, il mio cazzo è eccitato, io sono rimasto, si è posizionato dietro di me sul fagotto di fazzoletti, ha cominciato a spazzolare, il mio culo ha persino sbattuto le palpebre desiderando il suo cazzo, poi se l’è messo, si è masturbato due volte, ho gemito, bah toglilo, fa male, aspetta ancora un po ‘perché va come il gombo, ha mandato la rapa, l’ha messa dentro, ha detto che è lì, ha singhiozzato, beh suona, ho gemito, a poco a poco poco il mio culo lascia il posto al mio zimbo, mi ha detto bene un po ‘di più, gli ho dato un piccolo movimento, un piccolo strattone, è vero, mi muovo di più, gli ho detto di mettergli tutto l’amore, c’è di più, il suo cazzo è arrivato, ha stimolato tutto, rilasciando una grande quantità di sperma. Sono uscito di lì con il tufo rotolato, speronato, il sesso anale più felice che abbia mai fatto in vita mia. Da lì in poi siamo diventati amanti, ogni volta che eravamo soli mi diceva che sarebbe tornato a casa da solo, io uscivo e me lo fottevo, Zimbo è il mio preferito.

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